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I consumatori: cambiare la legge sulle astensioni dal lavoro L'Atm non si ferma, ma traffico nel caos E i giudici «assolvono» lo sciopero selvaggio: solo una multa ai tranvieri ribelli. Comune contro Cobas: basta con l'effetto annuncio

Articolo del: 02/12/2008
Autore: Armando Stella

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MILANO - A metà mattina mancavano all'appello solo quattro macchinisti, due sulla linea verde e due sulla gialla. Tutti gli altri erano in servizio. Atm comunicava: «La metropolitana funziona regolarmente». In compenso, il traffico era già ingestibile, impazzito, imbottigliato. Questo, ieri. Un lunedì di sciopero dei mezzi che sarà ricordato per la sua sproporzione: «adesione modesta» ed effetti a valanga. Un passo indietro, adesso. Il 1˚ dicembre 2003 viene ricordato come il giorno del blocco selvaggio e della città paralizzata. Cinque anni dopo, il caso è chiuso. Il giudice Luigi Varanelli ha bocciato la Procura che gli chiedeva di emettere decreti penali di condanna per 4.106 dipendenti Atm. I lavoratori che violarono le fasce di garanzia sono stati prosciolti dall'imputazione di «interruzione di pubblico servizio». Motivo: lo sciopero selvaggio è un illecito amministrativo ma non è punibile penalmente perché non è previsto come reato. Milano, dicembre 2008.


Per Cub e Cobas, promotori dell'agitazione, il 50 per cento e spiccioli dei tranvieri ha preso parte allo sciopero di ieri. Cifra indicativa. Per Atm non si arriva al 30 la mattina e al 14 per cento la sera, mentre per i sindacati confederali si è addirittura sotto (bus e tram hanno circolato, pur con frequenze ridotte). «Adesso basta», attacca il vicesindaco Riccardo De Corato: «Alcune sigle vogliono solo creare un effetto annuncio, al servizio del disservizio». È scontro aperto. Bus, tram e metrò si erano già fermati venti giorni fa, il 10 novembre. Mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil. Allora, come ieri, niente Ecopass e sospesi anche i divieti regionali per le vetture più inquinanti. Ultimamente la vigilia dello sciopero è sempre una rincorsa, con le amministrazioni a cercare di «agevolare gli spostamenti dei pendolari» e «consentire di raggiungere comodamente il centro».

Il risultato è stato nuovamente una corsa all'auto privata. Un esempio? Viale Sarca, ore 8: i bus Atm non riuscivano neppure a entrare e uscire dal deposito, il traffico era un muro che ha reso «complicato » persino misurare corse saltate e ritardi. «Un inutile caos », commenta il Codacons: «Va modificata la legge sugli scioperi». Regole e sanzioni. Cadeva proprio ieri il quinto anniversario del blocco che mise Milano in ginocchio. Una ricorrenza che i sindacati autonomi hanno trasformato in tam-tam per il quarto anno di fila. Radio-depositi, ancora domenica sera, minacciava stop improvvisi. Bene: non si sono visti. «Il solito bluff, si voleva solo visibilità mediatica», commentano i confederali. Il risultato? «Migliaia di milanesi e city user, con il timore dei blocchi dei mezzi pubblici, hanno dovuto trovare soluzioni alternative — osserva De Corato— L'effetto è stato quello di rallentare la circolazione e subire tutti maggiori disagi».

Diversa la riflessione del consigliere Verde Enrico Fedrighini: «L'ingorgo di oggi (ieri, ndr) dimostra la necessità d'insistere con Ecopass e con il potenziamento dei mezzi per cambiare davvero le abitudini dei milanesi ». E quelle dei sindacati? Fasce d'orario violate. Assembramenti spontanei. Falò davanti ai depositi. Il risultato dello sciopero del 2003 fu «la quasi paralisi della città», ha scritto il giudice Varanelli. Gli stop improvvisi e l'effetto-sorpresa provocarono «disagi eccezionali », nonché «intense reazioni di protesta ed esasperata incomprensione da parte dei cittadini utenti». Ma anche ieri sera, in colonna, fermi ai semafori, smoccolando contro tutti e contro il tempo, i cittadini non se ne facevano una ragione: «Scioperano, non scioperano... E poi, chi sono? Quanti sono? Non si capisce nulla».


Commento: Giornata di buone notizie, per chi usa i mezzi pubblici!

Stendiamo invece un velo pietoso sugli insulsi commenti del verde di turno, che sembra veramente ricordare il cane di Pavlov, tanto le sue affermazioni risutano prevedibili e slegate dalla realtà specifica.


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