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I conti dell’azienda sfuggono perfino al Comune
Macché trasparenza, gli stipendi d’oro restano un mistero

Articolo del: 09/10/2008
Autore: Thomas MacKinson

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MILANO 08/10/2008 - Benvenuti in Atm Spa, una società a totale controllo pubblico gestita però come una società privata. Quello che succede al suo interno resta un mistero. Neppure il Comune, del quale è emanazione diretta, lo sa. Ad esempio che nella stanza dei bottoni è stata decisa l’assunzione di dirigenti nuovi di zecca, alcuni dei quali portati direttamente dalle Ferrovie di cui Elio Catania era presidente con un semplice travaso da un binario all’altro. Sfugge ai più che Catania presiede Atm e fa parte del Cda di Telecom Italia. E che quando si tratta di bandire appalti per l’Umts in metro si configura un possibile conflitto di interessi. «Un cumulo di cariche inaccettabile», strillano ora sorpresi consiglieri di maggioranza e di opposizione.


Ma perché ne parliamo? Perché all’indomani del guasto che ha interrotto la linea due della metropolitana e lasciato appiedati 75mila cittadini la responsabilità è stata caricata sulle spalle dei più deboli. La spiegazione di Catania: «E’ il prezzo che la città e l’azienda pagano per 10 anni di mancati investimenti nell’ammodernamento delle infrastrutture. Ma ciascun dipendente Atm deve chiedere scusa». Insomma la colpa è dei dipendenti dell’azienda con stipendi da fame (da 1.040 euro a un massimo di 1.800 al mese).

La nota lapidaria non è piaciuta affatto ai sindacati che annunciano uno stato di agitazione generale. «Ma è colpa dei macchinisti se i vertici raddoppiano mentre la manutenzione viene dimezzata?», tuona Francesco Morisano della Cgil. Nel 1995 gli addetti alla manutenzione erano 4mila, oggi sono 1.850.


Ma lassù, nella stanza dei bottoni, qualcosa non va. La prova del nove arriva ribaltando i termini della questione: ma quanto costa il gruppo dirigente di Atm alla città di Milano e alla stessa azienda? Ad Atm è stato chiesto ieri mattina di compiere un’operazione “trasparenza” fornendo organigramma e compensi. «Le faremo sapere». Ma il telefono è stato muto tutto il giorno. Molto difficile avere indicazioni indirette su altri fronti. Il filo di complicità di un tempo con funzionari e amministrativi è stato tagliato con l’imposizione di un “codice etico” che impone il silenzio. Per il dipendente che parla con i giornali scatta il licenziamento (e le prime vittime ci sono già state, vedi nella pagina a fianco). I sindacati hanno ricevuto bilanci fino al 2005 e anche volendo spulciarli in lungo e in largo il costo del gruppo dirigente non salta fuori. Nero su bianco è scritto il costo del personale Atm: 269 milioni di euro.


Ma i manager super pagati per una volta non disdegnano di affiancare l’operaio e si buttano dentro lo stesso calderone. Quanto guadagna il direttore generale Masetti non lo si saprà mai perché il suo compenso è dentro quella cifra. Si sa, da indiscrezioni, che quello di Catania ammonta a 380mila euro l’anno. Che per i componenti del consiglio di amministrazione «è di 40mila euro lordi l’anno», spiega Giuseppe Frattini, uno dei 4 membri del Cda e senza alcun indugio. Sotto di loro ci sono altri 34 dirigenti che ricevono compensi variabili fra i 100 e i 200mila euro a seconda delle funzioni ricoperte e delle altre variabili. E ancora 250 funzionari.


Fece scalpore il caso di un direttore Atm che due anni fa guadagnava 150mila euro lordi. «Ma un dirigente di prima linea difficilmente è sotto i 200mila euro», spiega Massimo Ferrari, ex membro del Cda di Atm e oggi presidente dell’Associazione utenti del trasporto pubblico.

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