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Buche stradali, lo slalom urbano
Dal Quadrilatero alle periferie, asfalto a pezzi
Le associazioni di consumatori e motociclisti: «Fate ricorso contro il Comune»

Articolo del: 09/02/2014
Autore: Giacomo Valtolina

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Con il sole, almeno, si riesce a vederle in tempo. A valutarne la profondità, l’ampiezza, per schivarle o ammortizzarle in sicurezza. Ma se arriva pure la pioggia, con l’acquitrino fangoso che le riempie, fin in superficie, a filo, ecco che le buche stradali diventano un’incognita ancor più spaventosa, capace di provocare, nella migliore delle ipotesi, forature delle gomme e, nella peggiore, anche drammatiche cadute con incidenti e rottami. E meno male che quest’anno non si è aggiunta pure la neve - che a sua volta chiama il sale - a erodere un manto stradale già crudelmente sfregiato, tra lastricati, pavé e tombini thrilling , dalle circonvallazioni esterne fino a via Monte Napoleone, dove le boutique chiedono interventi «ad hoc».
Cercare di stilare un elenco completo sarebbe utopico, tante sono le buche, tanto si evolvono in fretta, tanto si cerca di tapparle dopo le segnalazioni dei cittadini (tel. 02.020208). Ci sono le voragini alla «romana» che sbucano da una parte all’altra della città, pena di Sisifo per le ditte appaltatrici, spesso vicine al fallimento o in debito, tasto dolentissimo per le amministrazioni comunali, non solo a Milano ma in tutta Italia.

LE ZONE PIU’ DANNEGGIATE - Come in via Guglielmo Silva (Fiera) e in Ripamonti, forse, le due più grosse. Buche che nelle ultime settimane hanno danneggiato numerose vetture, prodotto altrettante segnalazioni ai vigili e che, pur ricoperte, sembrano rinascere ogni volta. E poi, piccole, emblematiche vie del centro. Si prenda via San Calocero, battuta via d’ingresso all’«Area C» dal varco Ausonio-Papiniano, l’unico tra i corsi San Vittore e Genova. Difficile essere precisi ma solo qui, di buche, se ne contano circa cinquanta. Assistendo allo slalom di moto e biciclette che spesso le vedono svelarsi all’ultimo, come in uno spiacevole videogioco dai rischi inutili e infiniti. Solchi piccoli e profondi in piena traiettoria, lunghi o larghi, avallamenti, tombini scavati. Da qui si sbuca tra i binari «erosi» di corso Genova, il lastricato sconnesso, come quello di via Mercato, dove mercoledì, proprio per questo motivo, è deragliato un tram.

RISCHI PER LE DUE RUOTE - Situazioni «mobili» tra masselli staccati e avvallamenti che si ripetono nei corsi San Gottardo, Italia, Porta Romana e nelle vie Raffaello Sanzio, Ariosto, per esempio, senza dimenticare le piazze, da Lega Lombarda a Baiamonti, da Baracca ad Aspromonte, dove intersezioni patchwork di materiali (con binari) fanno paura a ciclisti e motociclisti. Timori che non svaniscono neppure nelle grandi piazze (Repubblica, XXIV Maggio) né percorrendo i vialoni «lisci» (Berengario, Migliara, Certosa) né tra le trafficate vie del centro: da Moscova a via dei Giardini fino a Monte Napo, dove la strada è immagine d’incuria. Da anni, l’associazione della via, infatti, chiede un restyling .

PERCORSI MINATI - Le trappole stradali abbondano anche attorno ai cantieri, come quello Monumentale-Cenisio, vero percorso «minato» che comincia in via Crispi lungo viale Ceresio (Porta Volta), o quelli verso San Siro, intorno alle piazze Segesta e Selinunte e a Lotto. Grattugie urbane, osso duro per i copertoni. «Mai viste strade così - sbotta Paolo Maniezzi, storico insegnante dell’Autoscuola di viale Regina Giovanna -. I materiali diventano più moderni, ma l’asfalto tiene per molto meno che in passato. Perché?». Lavori all’indice, accusano i cittadini, anche in via Egadi e in via Lulli, dove le ripavimentazioni sono recenti.

INVITI A FARE RICORSO - Dalle associazioni dei motociclisti e dei consumatori (Adico) esortano a fare ricorso: «Chiamate le autorità per accertare il fatto, inviate la richiesta di risarcimento all’ente locale proprietario della strada e provate che la buca non era segnalata. Poi l’ente attiva la polizza di responsabilità civile verso terzi». Anche perché a Milano i giorni di pioggia medi l’anno sono 80, contro i 190 di Londra o i 260 di Dublino, dove i lavori resistono otto anni a fronte di grandi investimenti (a Londra, 2 miliardi per il periodo 2013-21). E perché il Codice della strada stabilisce che la metà dei proventi delle multe sia devoluto, tra le altre voci, anche al miglioramento stradale. L’assessorato ai Lavori pubblici ha avviato un piano per l’Expo. Ma a giudicare dallo stato delle strade (almeno 2.500 quelle da rifare), c’è bisogno di tempo. Molto tempo.

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