Articolo del: 05/10/2012 Autore: Chiara Campo
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Martedì una «grossa jella», ieri «un'anomalia». Fatto sta che mentre ancora si discute sulla concomitanza di eventi che nel giorno dello sciopero hanno incastrato in metropolitana per ore migliaia di pendolari, ieri alle 17.15 un nuovo blocco. Tra la fermata San Leonardo e Uruguay della linea rossa, per cause ancora da stabilire (la famosa «anomalia») si è attivato il freno di emergenza e un treno in arrivo si è bloccato bruscamente. Bilancio: tre passeggeri sono rimasti feriti cadendo o andando a sbattere contro i sedili (medicati sul posto) e la circolazione è rimasta sospesa per almeno venti minuti. Con il tamponamento della scorsa settimana alla fermata Gioia, fanno tre episodi che alimentano i dubbi di malagestione, più che di sfortuna come piace definirla al presidente dell'Atm, assecondato dal sindaco. L'avvocato Pisapia ieri è tornato a fare il difensore d'ufficio per Bruno Rota. Che aveva sintetizzato gli eventi che martedì hanno bloccato in metrò migliaia di pendolari come «una grossa jella». In un'intervista a Repubblica ieri a proposito del centrodestra che ne ha chiesto le dimissioni ha ammesso «accetto qualsiasi critica, anche strumentale» ma «una sola persona non ha titolo per chiedere misure punitive per questa storia, come invece ha fatto: è il presidente Formigoni, e non perchè lui rappresenta la Regione e io il Comune, ma per fatti che lo riguardano e che sono sotto gli occhi di tutti». Il governatore della Lombardia, insomma, non avrebbe titolo per commentare la gestione dei mezzi pubblici milanesi (usati ogni giorno da migliaia di pendolari in arrivo da tutta la regione) per le vicende giudiziarie che lo coinvolgono sulla sanità. Se Rota ha già scritto la sentenza, Formigoni con una battuta su Twitter ieri mattina fa notare che «secondo l'Atm il disastro di martedì a Milano è colpa della sfiga. La sfiga è di avere per presidente uno come Rota». E in serata dopo il nuovo blocco rincara: «Parleranno ancora di iella? Napoleone ammoniva di scegliere solo generali fortunati». Una raccomandazione questa volta al sindaco Pisapia, che ieri ha preso le difese del presidente: «Io sono fiero di avere Rota al vertice dell'azienda e penso che Formigoni debba pensare alle sfortune sue». Rota «ha dato tutte le spiegazioni» su quanto è avvenuto martedì e «non vedo sicuramente responsabilità da parte sua». Anche se era certamente un malore dell'autista la causa all'origine del tamponamento tra due treni della metropolitana alla fermata Gioia una settimana fa, e ora la versione alla luce delle indagini sta cambiando, ci sarebbe stato un errore e un eccesso di velocità da parte del manovratore. Tant'è. Pisapia, che la notte scorsa ha avuto un incontro con i sindacati, si sta allenando per la prossima prova: lo sciopero dei trasporti il 16 ottobre. «Abbiamo rinnovato l'impegno per evitare nel futuro simili disagi - spiega -, credo che si possa fare contemperando diritto allo sciopero e dei cittadini». Il Pdl continua a chiedere la testa di Rota. Tra i «5 motiovi per licenziarlo» forniti da Riccardo De Corato c'è anche il ribaltamento dell'organigramma in 6 mesi di gestione, «ha tolto figure chiave per la sicurezza».Il presidente continua a difendersi. Quello di ieri sera intanto non lo archivia neanche alla voce incidente, «l'attivazione del freno di emergenza se c'è un'anomalia in linea è una procedura normalissima» tant'è che «nel 2011 quando era presidente Elio Catania la procedura si attivava 75 volte al mese, nel 2012 siamo scesi a meno di 30 al mese». Nel 2010 però solo 21. Il treno in questione «ha 38 anni, è entrato in servizio nel '74». Ricorda che è stato tra i primi a denunciare che «la linea rossa è al collasso e va ammodernata». Ma si sente «vittima di killeraggio» dice di aver «trovato diverse incrostazioni in azienda» e di «aver cominciato a risolverne». L'attenzione «che viene data a episodi di routine è assolutamente sproporzionata».
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