| Lo scontro alla fermata Gioia sulla linea 2 del metrò: 22 tra feriti e contusi Incidente sulla «verde», i punti da chiarire Procura e Atm, aperte due inchieste Errore umano. Sequestrati i sigilli del sistema di sicurezza
Articolo del: 27/09/2012 Autore: Gianni Santucci Armando Stella
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MILANO - Ventidue feriti e contusi, minuti di panico, l'apparato di sicurezza e pronto intervento della città che per una buona mezz'ora ha vissuto il timore di trovarsi di fronte a un incidente di proporzioni molto più gravi. Sarà l'inchiesta della Procura a chiarire i motivi del tamponamento avvenuto alle 9.45 di ieri nel tunnel tra le stazioni Garibaldi e Gioia della linea 2 del metrò (guarda la sequenza). A partire da tutti i punti poco chiari.
LA GALLERIA - Tra le due fermate il tunnel non è più lungo di 5-600 metri e tutti i macchinisti della linea verde sanno che è uno dei punti del tracciato in cui bisogna prestare più attenzione. Luminosità scarsa, binario unico, curva piuttosto stretta, percorso in discesa che poi risale verso la banchina di Gioia. Qualche anno fa, nello stesso punto, un treno investì una donna che tentava il suicidio: il macchinista non si accorse nemmeno che ci fosse una persona sui binari, sentì solo l'urto.
L'ACCODAMENTO - Pochi minuti prima dell'impatto, in un tratto di circa 400 metri di binario, si sono trovati ieri tre treni: uno che stava lasciando i passeggeri in Gioia, uno fermo in attesa a 70 metri dentro la galleria e l'ultimo che, dopo il segnale di rosso (binario occupato) si è fermato e poi ha ripreso la marcia a vista, come consentito dal «rosso permissivo». Si entra in un regime di guida che consente di far muovere comunque i treni affidandosi solo al macchinista, che ha l'obbligo di procedere sotto i 15 chilometri orari. Se si oltrepassa quel limite, in quella situazione entra automaticamente in funzione il blocco che fa «inchiodare» il convoglio.
I «PIOMBI» - Il sistema di sicurezza, secondo le verifiche degli inquirenti, era perfettamente in funzione, al contrario di quel che accadde nel gravissimo incidente avvenuto nel metrò di Roma nell'ottobre 2006 (un morto e 432 feriti). Ieri gli investigatori hanno verificato per prima cosa quel sistema, controllato da due «rubinetti» piombati nel piccolo locale in cabina alle spalle del macchinista. Ieri i piombi del sistema erano tutti al loro posto, ma ne sono stati trovati alcuni altri a terra, anche nella vettura in testa al treno che ha tamponato. Sono stati tutti sequestrati e anche su questo aspetto ci saranno approfondimenti.
LA VELOCITÀ - Tutti i dati tachigrafici, e cioè la sequenza storica dei segnali che il treno trasmette al sistema man mano che procede sui binari, sono immagazzinati in una sorta di «scatola nera» nella motrice. Quel sistema è stato messo sotto sequestro, ma nonostante questo ieri l'Atm ha spiegato che il treno avrebbe superato il limite massimo consentito in quella situazione (15 chilometri orari), dopo di che sarebbe entrato in azione il blocco frenante di sicurezza. Solo l'inchiesta potrà stabilire con certezza l'esatta posizione dei treni sui binari, ma in ogni caso i protocolli di sicurezza (sia le regole che i macchinisti devono rispettare, sia il sistema automatico) hanno evitato che l'impatto avesse conseguenze ben più gravi.
IL MALORE - Le versioni non sono univoche: il macchinista, disperato, ha prima chiesto «scusa», poi ha aggiunto di essersi sentito male e di essersi «annebbiato» per qualche secondo (leggi il racconto). Gli elementi in mano agli investigatori, in questo momento, lasciano invece pensare che la causa del tamponamento sia stata una distrazione, o piuttosto un errore di calcolo nello spazio necessario alla frenata. Di fatto il treno si è fermato dopo la stazione Garibaldi, è ripartito guidando a vista e alla fine, senza riuscire a fermarsi, è finito contro l'altro convoglio fermo. L'impatto è avvenuto a 180 metri dalla fermata Gioia e a una velocità che non dovrebbe superare i 7-8 chilometri orari.
L'INCHIESTA - Il presidente dell'Atm, Bruno Rota, ha assicurato: «Faremo approfondimenti severi». Per ora il fascicolo d'inchiesta aperto dalla Procura è in mano alla polizia locale, guidata dal comandante Tullio Mastrangelo, che ieri è intervenuto nella stazione di Gioia. I rilievi sono stati fatti dalla polizia scientifica con il comandante della squadra investigativa della polizia ferroviaria, Angelo Laurino. Sarà il magistrato a delegare le perizie, le analisi e le più approfondite attività di indagine.
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