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IN LOMBARDIA Troppi INCIDENTI morti sulle strade
Troppi ciclisti investiti In Lombardia
La Fiab: «L'Inail tuteli chi va al lavoro in bici»
Record di piste, ma anche di incidenti in Lombardia: 4 mila 138 nel 2010

Articolo del: 28/07/2012
Autore: Isabella Fantigrossi

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MILANO - Il 24 luglio Rufus Ezeike, un ragazzo nigeriano di 28 anni, è morto sulla sua bicicletta investito da un'auto a Busto Arsizio. Una settimana prima, la stessa scena si era vista a Lodi, dove è stata travolta da un camion la consigliera comunale Isa Veluti. E pure a Milano il 14 giugno, dove Angelo Boccardi in sella alla sua bici è scivolato sui binari ed è stato investito da un tram. O a Pusiano (Lecco), dove l'imprenditore Giorgio Frigerio è rimasto schiacciato da un mezzo della nettezza urbana.
Dinamiche diverse, certo, ma i tanti incidenti mortali che coinvolgono i ciclisti fanno riflettere su quanto possa essere pericoloso, oltre che piacevole, muoversi pedalando in città come nelle strade meno trafficate. Tanto più che la Lombardia , secondo le ultime elaborazioni della Fondazione Ania su dati Aci/Istat, è la regione italiana con il più alto numero di incidenti sulle due ruote: 4.138 nel 2010, davanti all'Emilia Romagna (3.296) e al Veneto (2.235). Milano è la provincia in cui si registra il numero più alto di morti in bicicletta (15), seguita da Brescia (7), Bergamo (6) e Cremona (6). Nessuna vittima a Lecco e a Lodi. Stesso triste primato milanese per quanto riguarda i feriti (1.615).

CICLABILI INCOMPLETE -«Le situazioni di pericolo aumentano dove c'è un maggior utilizzo delle biciclette, come nelle regioni del Nord Italia - dice Giulietta Pagliaccio della Fiab (Federazione amici della bicicletta) Lombardia -, e in tante città mancano le infrastrutture adeguate». Vale a dire piste ciclabili complete (invece che spezzoni scollegati l'uno dall'altro), segnaletica per le biciclette o zone a velocità ridotta per le automobili. «Importante sarebbe anche - aggiunge Eugenio Galli, presidente di Ciclobby - fare una manutenzione periodica e di qualità delle strade, cominciando, per esempio, a eliminare tutti i binari dismessi del tram, una vera trappola per chi si sposta in bicicletta». Senza contare che un cambio di mentalità gioverebbe non poco alla sicurezza sulle strade: «Gli automobilisti, che secondo i dati dell'Osservatorio Utenze deboli sono responsabili nella provincia di Milano del 70% degli incidenti, non sono ancora abituati a questo nuovo modello di mobilità urbana in cui le bici hanno un ruolo rilevante - aggiunge Giulietta Pagliaccio -. E anche noi ciclisti dovremmo iniziare a considerare le due ruote un mezzo di trasporto come tutti gli altri. Che vuol dire, per esempio, sentirsi obbligati ad accendere le luci quando si pedala al buio».

«ASSICURAZIONE PER I CICLISTI» -Intanto, per premiare modalità virtuose di trasporto, la Regione Lombardia ha aderito, insieme a Piemonte, Emilia, Liguria e Puglia, alla petizione della Fiab per il riconoscimento dell'infortunio «in itinere» in tutti i casi in cui si utilizzano le due ruote nei tragitti casa-lavoro. Secondo una norma del 2000, l'Inail riconosce, a chi fa un incidente in bicicletta, la copertura assicurativa solo se il ciclista stava pedalando su una pista e solo se l'utilizzo del mezzo è considerato «necessitato». Cioè se, per esempio, i mezzi pubblici hanno orari incompatibili con quelli del proprio lavoro o non coprono l'intero tragitto. «Di fatto, insomma, l'Inail rimborsa in pochissimi casi», spiega Eugenio Galli. La Fiab sta perciò raccogliendo firme a sostegno della petizione per modificare la norma attuale. «Sarebbe un segnale simbolico - si augura Pagliaccio - se Governo o Parlamento modificassero questa legge a settembre, durante la settimana della mobilità sostenibile».

Commento: Ma se la bicicletta è un mezzo di trasporto così pericoloso, perchè si fa di tutto per incentivarlo, invece di indurre la gente a scegliere altre soluzioni? E' ovvio che la biciletta è pericolosa, basta considerare come è costruita.
Ma allora, perchè deve essere tutto il mondo che deve adeguarsi a chi a tutti i costi vuole usare la bicicletta, e non viceversa? Perchè bisogna spendere milioni di Euro per costruire piste ciclabili utilizzate poi da una percentuale minima di cittadini, quando a Milano ci sono strade piene di buche, pavet a chiazze, segnaletica orizzontale per metà cancellata, metropolitane sauna, mezzi pubblici carenti in molti orari (e in Luglio, oltre, che in Agosto)?
Nessuno ha necessità di andare in bicicletta. Chi lo fa, lo fa per i comodi propri, o semplicemente perchè gli piace. E' giusto utilizzare come criterio per stabilire le priorità di una metropoli la comodità e i gusti di una minoranza?
Noi pensiamo ovviamente che non sia giusto, e che i soldi pubblici andrebbero spesi innanzi tutto per le cose che prima o poi sono indispensaili per tutti: strade e mezzi pubblici. Se poi proprio rimarranno soldi in più, e tali strutture non andranno ad ostacolora gli spostamenti essenziali, si potrà anche costruire delle piste ciclabili. Ma sono molto in basso nella lista delle priorità!
Peraltro sarebbe il caso che qualcuno ricordasse che le biciclette sono veicoli come gli altri, per i quali, perciò, sono già a disposizione le strade normali.


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