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Ritardi, fallimenti, danni, battaglie in Tribunale. lo scandalo del parcheggio fantasma
«Ho pagato oltre 90 mila euro
Aspetto il mio box da dieci anni»
Via Ampère: il posto auto doveva costare meno della metà. Gli acquirenti Il Comune non ha vigilato

Articolo del: 05/04/2011
Autore: Gianni Santucci

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MILANO - In un giorno di ottobre del 2000 il signor L. firma un assegno da 5 mila euro e, soddisfatto, torna a casa. Ha versato la caparra per un box nel parcheggio sotterraneo che verrà costruito vicino casa sua. Il prezzo a cui acquista: 38 mila euro. Tempi di consegna: «Un paio d'anni dall'inizio dei lavori, che dovrebbero partire a breve», gli assicurano. Il dramma umano ed economico del signor L. si può comprendere soltanto oggi: sono passati dieci anni e mezzo, e lui quel box ancora non ce l'ha. Ha versato quasi 85 mila euro. E non è ancora finita. Via Ampère angolo via Compagni, a due passi dal Politecnico. Qui lo scempio dei box sotterranei si allarga in tutte le possibili, peggiori conseguenze: ritardi, fallimenti, danni ai palazzi, battaglie in Tribunale. «Di box si muore», dice amaro uno degli acquirenti. Non esagera: persone che dieci anni fa avevano versato l'anticipo, sono decedute senza mai averlo visto, quel box.

I prezzi. Eccola, la folle storia del signor L., che aveva deciso di acquistare un box grazie al «piano parcheggi» del Comune. Dopo la caparra del 2000, versa la prima rata da 5 mila euro nel 2003, all'apertura del cantiere. Gli scavi avanzano e il signor L. continua a pagare. E lo fa fino a maggio del 2010, quando stacca un assegno da quasi 4.500 euro e «totalizza» una spesa complessiva da quasi 85 mila per un box doppio. Oggi scadrebbe un'altra rata, sopra i 9 mila. Commenta: «È una situazione assurda. Il Comune non ha vigilato sui soggetti a cui dava le concessioni. Molti acquirenti sono finiti sul lastrico. È una vicenda allucinante che si concluderà con un sacrificio sproporzionato». Ma perché, visto come è finita, non si è tirato indietro? «Per un motivo semplice, comune a me e alla maggioranza degli altri: avevo paura di perdere tutto e non rivedere più un soldo».
Il cantiere è rimasto fermo cinque anni per una serie di ragioni concatenate: danni ai palazzi circostanti durante gli scavi; conseguenti azioni legali per richiesta danni; fallimento dell'impresa a cui la cooperativa «Eugenia V» aveva affidato i lavori; necessità di rivedere il piano dell'opera. Lo scorso 4 febbraio il Comune ha approvato con delibera la variante del progetto, passato da 5 a 4 piani sotto terra. «Domani dovrebbe essere firmata la modifica della convenzione», spiega Giulio De Benedictis, che era un semplice acquirente e nel 2006, quando si stava profilando il disastro, è entrato con altri cittadini nella cooperativa per provare a far ripartire i lavori. «Rapidamente dovrebbe arrivare anche il permesso di costruire, abbiamo selezionato un'azienda che dà assolute garanzie». Il Comune ritiene che ci vorranno altri 300 giorni di lavori; stime più ottimistiche dicono che finirà tutto «entro Natale». Intanto il passaggio da 5 a 4 piani ha ridotto il numero dei box e dato un altro colpo ai prezzi: un garage prenotato nei primi Anni 2000 per 23 mila euro costerà alla fine oltre 50 mila più Iva (questa è la media).

I danni. Oggi, esasperati dai ritardi, molti acquirenti se la prendono con un certo «Signor no». Si tratta di un ingegnere, Piero Gianni, che in realtà sta solo cercando di far valere in Tribunale i diritti di un intero palazzo che a causa dei lavori per i box ha subìto pesanti danni. Per costruire i muri perimetrali del parcheggio, l'impresa attaccò dei tiranti nel sottosuolo delle case circostanti: è vietato, senza autorizzazione sono «una violazione del diritto di proprietà». Cosa è successo? A causa della forza dei tiranti, il palazzo di via Ampère 9 si è inclinato in avanti. Spiega una perizia del 2008: «I cedimenti sono stati rilevanti e hanno provocato una rotazione con distacco della sommità dell'edificio di circa 3 centimetri da quello adiacente». La perizia si conclude dicendo che «non esistono situazioni di pericolo» e stima i danni (le crepe nel palazzo si vedono anche a occhio nudo dalla strada) in 87 mila euro. Il documento risulta comunque datato rispetto alle cause ancora in corso (una penale e due civili) per il risarcimento e l'indebita intromissione dei tiranti. Il condominio chiede oltre 4 milioni di euro per i danni e ci sono tre nuove perizie in arrivo.

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