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Gli amministratori al Comune: "Lasciamo accese le caldaie"

Articolo del: 03/02/2011
Autore: Maria Sorbi

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Oltre alle auto, le principali imputate dello smog alle stelle sono le caldaie dei palazzi, soprattutto le 9mila più datate. Proviene infatti dagli impianti di riscaldamento un quarto dell’inquinamento che sta soffocando Milano. Dagli amministratori di condominio arriva una proposta alternativa a quella del Comune per rendere meno dannose le singole caldaie. Anziché abbassare la temperatura (da 20 a 19 gradi) e tenerle accese per un’ora in meno (13 ore anziché 14), come prevede il piano anti smog in corso, gli amministratori propongono di non spegnerle mai. Già, perché la prima fiammata del mattino, a caldaia spenta, sembra essere quella che inquina di più, che emette nell’aria il fumo più nocivo.
A entrare nel merito della proposta è Dario Guazzoni, presidente dell’Anaci: «Piuttosto che abbassare la caldaia per un’ora al giorno - suggerisce Dario Guazzoni, presidente Anaci - propongo di lasciare accesi gli impianti di riscaldamento per tutta la notte. Ovviamente a regime ridotto. In questo modo il camino non si raffredda del tutto ed emette meno fumo, evitando emissioni violente di nuvole nere nell’aria». Gli amministratori hanno chiesto una consulenza dei termoidraulici ed hanno avuto la garanzia che questa sarebbe la formula migliore per inquinare meno. E anche i costi per i condomini non cambierebbero. Se ne parlerà. Per il momento restano in vigore i divieti dell’ordinanza Moratti: un’ora in meno, un grado in meno. Tuttavia non è dato sapere se i milanesi stanno rispettando il divieto o no.
Per il Comune è praticamente impossibile effettuare i controlli negli appartamenti: ci vorrebbe il mandato giudiziario per entrare in una casa privata e verificare i dati del termostato. Al limite gli ispettori possono dare un’occhiata al locale caldaia dei palazzi, ma non di più. «La polizia locale - ricorda il vicesindaco Riccardo De Corato - può fare controlli negli esercizi commerciali o negli uffici pubblici o aperti al pubblico: da novembre i controlli sono stati 2.057. Ma non può entrare nei singoli appartamenti privati, se non su richiesta di un condominio che registrasse anomalie sulla temperatura». In sostanza, ci si deve basare sul buon senso delle singole famiglie e sperare che vogliano contribuire a migliorare la qualità dell’aria.
Dal canto loro, gli amministratori di condominio hanno fatto girare la voce delle nuove regole sul riscaldamento, palazzo per palazzo. Nessuna circolare, sarebbe servito troppo tempo prima di poter recapitare la lettera a tutti i 1.100 iscritti dell’Anaci e il piano anti smog del Comune stava per partire. L’informazione è stata diramata on line, sul sito degli amministratori di condominio.
Sui 22mila edifici privati di Milano, sembra che circa un terzo usi caldaie a gasolio, che inquinano cinque volte tanto rispetto a quelle a metano. Gradualmente si procederà alla sostituzione dei vecchi impianti. A breve la Regione Lombardia, che già ha promosso con incentivi e detrazioni la sostituzione dei vecchi impianti, sfodererà un nuovo piano e dirà quali sono le nuove regole per la combustione della legna, una delle cause principali della concentrazione di polveri sottili. Per ora non scatterà nessun nuovo divieto su stufe né camini ma l’obbiettivo, come spiega l’assessore all’Ambiente Marcello Raimondi, è «regolamentare l’installazione e la gestione dei piccoli impianti a legna. Questo comporta importanti vantaggi sia in termini di inquinamento all’interno delle abitazioni, sia in termini di emissioni all’esterno». Anche la Finco (federazione industrie e servizi per le costruzioni) lancia la sua idea: un eco-prestito, per agevolare la ristrutturazione «ecologica» degli immobiliari e rendere più moderni e meno inquinanti gli impianti energetici.
Altro problema da risolvere: gli uffici pubblici. Mentre i palazzi privati stanno attenti al grado sul termometro, in tanti uffici sembra di stare ai tropici e il riscaldamento segue regole del tutto fuori controllo. A lanciare l’allarme sono gli ambientalisti, che denunciano «il pessimo esempio». Idem «i negozi spreconi che continuano a tenere aperte le porte».

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