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Smog, domenica a piedi Ci fanno cambiare auto solo per beffarci meglio

Articolo del: 31/01/2010
Autore: Tony Damascelli

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Austerity. Era una cosa seria, anche bella. Era una domenica. Si andava con i pattini, in bicicletta, qualcuno aveva fatto uso di calesse o, addirittura carrozza con cocchiere. Nelle domeniche successive i birocci e i velocipedi venivano sostituiti da insulti e bestemmie al governo e agli sceicchi del tubo. Erano i favolosi, si fa per dire, anni Settanta quelli della crisi energetica, della chiusura del canale di Suez, dell’embargo a Europa e Stati Uniti alleati di Israele, da parte dei produttori mediorientali, delle forniture di petrolio e affini.

Due dicembre millenovecentosettantatre, prima domenica di ritorno al passato, a seguire norme e regolamenti rigorosi, le trasmissioni televisive chiudevano alle ventidue e quarantacinque, i cinematografi alle ventidue, chi sgarrava rischiava multe fino al milione di lire, chiedere conferme a Sylva Koscina che pensò di aggirare la legge e, nonostante gambe spettacolari, seno prosperoso e carriera argentea, pagò il dovuto.

Allora nessuno parlava di smog, termine inglese che derivava dalla duplice accoppiata smoke e fog, fumo e nebbia, secondo l’agiografia tipica delle città sull’isola di Elisabetta e Filippo. Oggi il barile del petrolio sale, il canale di Suez è aperto, il prezzo alla pompa è da mutuo bancario, la tivvù va avanti ventiquattro ore, il cinematografo presenta multisale diurne e notturne, la Koscina ha ceduto il posto a veline e sciampiste. E allora? Allora qualcuno va comunque colpito, penalizzato, inchiodato: l’automobilista. Non basta l’ecopass che, scherzando ma non troppo sarebbe l’eco degli insulti che si fa quando non puoi passare nel traffico cittadino; non bastano gli ecoincentivi, lo stimolo a cambiare l’autovettura, come al supermercato, vendi una e compri due; è tutto eco, marmitte catalitiche, procedure isolanti, mascherine protettive, impianti fotovoltaici, mulini a elica, pannelli solari. Non basta, non serve, dura minga, non può durare.
Non appena l’aria si fa grigiastra, il cielo sembra una valigia samsonite, quelle di una volta di un colore solo come l’aria di cui sopra, ecco che scatta l’allarme, i centralini atmosferici sull’inquinamento sono come un flipper, si accendono a intermittenza e segnalano il record settimanale, si riuniscono le commissioni, vengono interpellati gli esperti, si esaminano i campioni di polvere che da un po’ di tempo è definita sottile, forse prima non lo avevamo intuito ma trattavasi di polveri pesanti e noi, pirla, le abbiamo sopportate in silenzio.

Fatte le premesse si arriva all’intervento, come nel Risorgimento pensiero e azione, Milano chiude alle automobili, Legnano anche ma l’hinterland no, si ritiene sano e spolverato, la Brianza si allinea a Milano e impone il black out della circolazione.

Si potrebbe obiettare e domandare: ma come fa uno che abita a Segrate e vuole sapere fino a che punto gli sia permesso andare in auto? Interpella il vigile munito di paletta e mascherina anche se non è ancora carnevale? Chiede informazioni, a distanza di sicurezza, al cittadino della zona inquinata? L’automobilista è sempre il bersaglio facile, mobile per l’appunto, lo titilli con le campagne pubblicitarie che illustrano i benefici e l’assenza di controindicazioni di vetture in regolare possesso dei requisiti «europei», poi lo punisci, alle spalle e al portafoglio, con l’introduzione di tasse, gabelle e addirittura blocco della circolazione per quello stesso tipo di veicolo. Tony Cernicchiaro, portavoce dell’Unrae, acronimo dell’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli esteri, conferma la nota: «Da anni lavoriamo e collaboriamo con il Comune di Milano in questa direzione ma è assurdo constatare che gli stessi veicoli che rientrano nella normativa europea, i diesel E 4 per citare l’esempio e per i quali sta per essere varata una nuova campagna di incentivazione, gli stessi veicoli, dicevo, qui a Milano vengono bloccati. Se è vero che emettono polveri sottili è anche vero che la percentuale superiore all’emissione degli E4 dotati di filtro di serie o E5, è minima come si ricava da uno studio scientifico che abbiamo sviluppato e che è stato confortato dall’opinione del professor Veronesi. Lo studio ha verificato che, con o senza la circolazione degli E4, lo stato dell’aria, l’emissione di polveri sottili non cambia. Così come quando si parla di “retrofit” non si chiarisce che non esistono sul mercato e comunque, anche adeguando gli E4 con questo dispositivo antinquinamento, gli effetti non migliorerebbero». Totale: oggi l’auto resta in parcheggio, è domenica, giorno del riposo, non di caldaie, stufe, camini, termosifoni. Ma questo è un altro argomento che non si può toccare, scotta, brucia.

Usmate l’aria milanese, vi accorgerete che profuma di bergamotto e finocchio selvatico. Tranquilli, da domani si torna a inquinare.



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