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Autovelox, a Milano annullate migliaia di multe. I vigili: "Sicurezza stradale a rischio

Articolo del: 14/11/2014
Autore: MASSIMO PISA

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Un groviglio che nasce da una questione di interpretazioni, pareri legali, giurisprudenza corrente. E che nasce da una legge che ha accorciato a 90 giorni, rispetto a 150, i termini per notificare le contestazioni.

Il grimaldello è a riga uno di ogni verbale. Apre la porta di ogni ricorso, scassina la ratio stessa degli autovelox disseminati in città, dei sette piazzati a fine marzo scorso, dei nuovi otto o dieci - parole dell'assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, di otto giorni fa - che battezzeranno le strade di Milano nell'anno dell'Expo. Ne leggiamo a caso: arriva a casa del 70enne signor A.D. con data 21 ottobre, contesta un eccesso di velocità di una sera di fine maggio, rilevato in viale Famagosta. "Rilevata 57, effettiva 52, consentita 50 km/h". Foto consultabile sul sito del Comune, fanno 41 euro. Farebbero. Con ogni probabilità non faranno, grazie a quella riga uno: "Il verbalizzante P. A., matr. 1xxx, in servizio presso l'Ufficio varchi della polizia locale di Milano in data 15/10/2014". Cioè quattro mesi e mezzo dopo la violazione.

Termine legittimo, secondo l'interpretazione del Comune. Termine improprio, secondo la giurisprudenza in vigore negli uffici dei giudici di pace e in quello delle depenalizzazioni in prefettura. Che stanno accogliendo ricorsi "a migliaia", secondo voci preoccupate del comando della polizia locale, sommerso da una tale mole di accertamenti da rendere necessario un raddoppio del personale dedicato all'Ufficio procedure sanzionatorie di Friuli, agenti che lavorano in straordinario in un distaccamento di via Catone. È un groviglio che nasce da una questione di interpretazioni, pareri legali, giurisprudenza corrente. Di codici. Quello della strada, all'articolo 201, prevedeva la notifica delle infrazioni non immediatamente contestate entro 150 giorni.

La legge 120 del 2010 ha accorciato quel termine a 90 giorni. Ma da quando? Dalla data in cui l'agente mette mano alla foto, legge la targa, annota la velocità rilevata e commina la sanzione. "Ma così - spiegano da piazza Beccaria allargando le braccia - non si capirebbe perché le immagini le possiamo visionare a nostro piacimento, per assurdo anche dopo uno o due anni dalla violazione". Nemmeno troppo assurdo, a consultare gli archivi del Codacons e le sentenze di ricorsi - vinti - per violazioni contestate dopo dieci mesi. "È un criterio evidentemente illegittimo - spiega Nicola Castiglioni (Codacons) - Ormai si sta affermando questa giurisprudenza".

Nascono vademecum sul web per ricordare agli automobilisti di non pagare e ricorrere subito. E siti dedicati come quello di Ricorso multa Milano. "Tutto questo è un danno - sospirano ancora dalla polizia locale - perché danneggia il cosiddetto valore educativo della sanzione e le finalità di sicurezza stradale. Non dimentichiamo che stiamo parlando di trasgressori. Ma così si mette in mano loro lo strumento per non essere puniti. E magari rifarlo un'altra volta. Per non parlare dei costi". Eppure le cifre sulle multe da autovelox elencate dal comandante Tullio Mastrangelo, alla festa della polizia locale, avevano altro sapore: quasi 5mila trasgressori fotografati al giorno, un incremento di verbali che sfiorava i 300mila in un anno, e quel netto calo di incidenti stradali mortali che piazza Beccaria attribuiva, almeno in parte, alle nuove postazioni.

"La verità - lamenta Daniele Vincini (Sulpm) - è che il sistema andava rodato meglio, e se è vero che gli accertamenti non sono a norma di legge nonostante le spese per farli, per il Comune è un danno e una beffa. E poi anche la segnaletica è inappropriata, così diventano trappole per fare cassa".

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