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L'isola al Castello parte «soft» Però si respira aria di guerra

Articolo del: 23/04/2014
Autore: Elena Gaiardoni

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Ore quattro di ieri mattina. I cittadini di via Lanza vengono svegliati dalle motoseghe che tranciano i rami degli alberi. Alla richiesta del motivo si sentono rispondere: si deve permettere ai bus di passare in doppio senso di circolazione a causa della chiusura di piazza Castello. Alle ore 13 persino i vigili della polizia locale non sapevano cosa fare e studiavano la piantina consegnata loro soltanto nella mattinata. «E' questo il punto, tutto è stato fatto come se in Foro Bonaparte non ci abitassero dei milanesi» dice Barbara Bianchi Bonomi, fondatrice del «Comitato Castello, contro la pedonalizzazione di piazza Castello» e impegnata nella roccolta d'adesioni «contro questo scempio».
Sono state raccolte cinquecento firme «perché molte persone sono ancora via e le scuole non sono iniziate. Vedremo cosa accadrà il 5 maggio». Data emblematica per chi ha a che fare con Bonaparte, nella cui via sono già stati cancellati tutti i posteggi per le macchine, anche quelli per gli handicappati, e le previsioni annunciano che la strada si prepari a diventare una camera a gas per i pedoni e un'autostrada in centro città, visto che da lì transiteranno le corse bus che passavano dal Castello, arriveranno i pullman della Zani Viaggi, si fermerà il 57, una delle linee più popolose.
«Davanti allo Sforzesco che accadrà? Il deserto, con il rischio che anche quella non diventi a poco a poco un'altra zona milanese di bassa sicurezza. Noi andremo avanti. Passeremo alle azioni legali» assicura Barbara Bianchi Bonomi. Ore 14. Uno dei ben 120 vigili schierati - «Come mai così tanti? E quando servono in altri luoghi non ce ne sono mai?» si chiede Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Fi in Comune - blocca davanti alla fontana un ragazzo sul motorino. Secondo le stesse forze dell'ordine non potranno più transitare neppure le biciclette e «forse non ci saranno nemmeno i pass per i residenti» confessa il vigile Gaetano. «Questa è un'assurdità» grida Christian Chiozzi che lavora per Ubi Banca e deve consegnare una pratica da un notaio a Cadorna. Zona di studi professionali, di abitazioni, di pochi negozi, Bonaparte e Castello è «uno dei gangli stradali più importanti di Milano dal 1847» grida Chiozzi, girando il motorino.
Non si tratta di salvaguardare il proprio orticello ma di acuire «quel po' spirito d'osservazione che sappiamo usare - sostiene Barbara della profumeria Tassi in Foro Bonaparte 71 -. Ci paragonano a via Dante, ma via Dante è pedonale. Nel nostro caso fanno pedonale il Castello dove non c'è un esercizio commerciale e nel contempo rendono transitabile a chiunque questa via, dove i pochi negozi rimasti verranno penalizzati perché non si fermerà nessuno».
Indignato è Gianni Finini. Da quindici anni conduce il negozio d'ottica, in Foro Bonaparte dal 1931. «Potrei essere favorevole alla pedonalizzazione, ma non si può risolvere buttando tutto addosso a noi. Ho clienti anziani che si fermavano davanti al negozio con la macchina anche per pochi minuti, non tutti sono abituati a prendere i mezzi come i giovani. Prima ci hanno imposto l'Area C, ora questo». Fino a quando si pensa di abusare della nostra pazienza? Sembrano chiedersi abitanti e commercianti, consapevoli che ogni cambiamento comporta sacrifici, spirito d'adattamento e di valutazione della potenzialità di rischio. «Se il Comune vuole dare il Castello ai pedoni per Expo, possiamo capirlo. Ma non credo che una chiusura definitiva a lungo termine risulterà positiva» conclude Barbara Bianchi Bonomi.

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