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Pass sosta, i politici non rinunciano:
"Qui a Milano non servono altri tagli"
Fronte bipartisan a Palazzo Marino dopo che è stato reso noto l'elenco con l'assegnazione degli oltre 1.500 permessi per parcheggiare gratis: "Abbiamo bisogno di girare la città per fare al meglio il nostro lavoro"

Articolo del: 06/10/2013
Autore: ILARIA CARRA

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I consiglieri comunali di Milano non rinunceranno al pass per la sosta. Perché, rivendicano loro, non è un privilegio ma un aiuto per svolgere la propria attività. Il consigliere che fa bene il suo lavoro, dicono, deve girare al servizio del cittadino. Da destra a sinistra, l’aula di Palazzo Marino sul tema pass per posteggiare liberamente sulle strisce gialle e blu si autoassolve: nessuno scandalo. Erano 1.764, un anno fa, i contrassegni per il parcheggio libero ovunque. Oggi, dopo la riforma del Comune, sono scesi a 1.574, 200 in meno. E via via che scadono potrebbero in teoria ancora ridursi.

L'elenco dei titolari di pass per la sosta gratuita

Dopo che il sindaco Giuliano Pisapia un anno fa ha rimesso mano alle ordinanze cambiando alcune regole, ma di fatto mantenendo la possibilità per i politici in carica di richiederlo, l’aula ha demandato alla giunta la facoltà di decidere, di volta in volta, sulle cariche istituzionali. Ma molti pass, rimarcano a Palazzo Marino, servono a tecnici per i sopralluoghi: in quota Palazzo Marino e partecipate se ne contano 635, quasi la metà del totale. L’altra si divide tra enti pubblici, uffici giudiziari, welfare. Poi ci sono i
giornalisti e il mondo della politica: dal parlamento al consiglio comunale in tutto 187 (e non 189 come dicono gli elenchi: il consigliere provinciale pd Valeria Molone dice di aver rinunciato, come Marilisa D’Amico che ha appena lasciato il consiglio comunale).

A Palazzo Marino solo in cinque non ce l’hanno: il radicale Marco Cappato, il grillino Mattia Calise, i pd Marco Cormio e Alessandro Giungi (subentrato in aula a marzo al posto di Carmela Rozza, diventata assessore) e Riccardo De Corato, FdI, che però ne ha uno in quota Regione. Gli altri ne sono tutti muniti. E lo difendono. «Io lo uso la mattina, per andare dai cittadini — dice il leghista Igor Iezzi — mi aiuta perché risparmio tempo. Se lo dovessero togliere mi andrebbe anche bene, ma sarebbe un danno. Non ritengo sia un privilegio, fa parte dell’attività del consigliere se svolta opportunamente». Alcuni si dicono pure pronti a farne a meno, se la giunta dovesse mai optare per abolirli.

Lo ritiene anche il capogruppo pd Lamberto Bertolé: «A luglio, con la riforma sulla sosta, abbiamo dato il compito alla giunta di decidere sulle cariche istituzionali: è evidente a tutti che per i consiglieri comunali non si tratta di casta ma solo di servizio e non ne farei una questione di principio. Detto ciò si possono anche togliere: decida la giunta». Molti dicono di non usarlo, in realtà. «Io vado in moto — spiega il consigliere Mirko Mazzali (Sel) — Non lo uso quasi mai, ma per solidarietà ai colleghi che lo usano non lo restituisco perché non mi piace fare il primo della classe. In tanti lo usano per partecipare a dibattiti in giro, e non credo sia un privilegio. Se lo togliessero non avrei alcun problema».

Anche il capogruppo del Pdl, pur avendolo, dice di non usufruirne: «Non vado molto in macchina — dice Alan Rizzi — Il pass mi capita ogni tanto di usarlo, quando vado magari a parlare con qualche associazione sul territorio. Se lo si usa in modo corretto, per questioni istituzionali, non lo vedo per nulla come un privilegio. Ogni consigliere poi risponde alla sua coscienza». È una parte del lavoro da consigliere, si rivendica a destra e a sinistra. «I politici si giudicano dai fatti — dice il pd Carlo Monguzzi — sarebbe utile guardare al numero di presenze in consiglio».

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