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A Pisapia tassare i milanesi non basta più. Stangate anche ai non residenti che parcheggiano sotto casa

Articolo del: 12/12/2013
Autore: Anacleto Camarda

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Milano, 12 Dicembre – Dopo gli abnormi aumenti della tassazione ai quali Pisapia ha assoggettato i milanesi in questi due anni, egli perennemente in cerca di danaro per finanziare la politica del “tassa e spendi” ha cominciato a drenare risorse anche ai non residenti. Lo sappiamo che quando c’è da mettere le mani nelle tasche dei cittadini Pisapia aguzza l’ingegno, ma questa volta si è davvero superato. Dal 1° gennaio 2014 i cittadini domiciliati a Milano e non residenti dovranno pagare una sorta di tassa di 250 euro per avere il cartellino per poter parcheggiare nelle aree di appartenenza. Sotto accusa anche il fatto che l’iniziativa non sia stata adeguatamente divulgata dall’amministrazione comunale. A tal proposito è intervenuto nei giorni scorsi il delegato Usb della polizia municipale Giovanni Aurea: “La delibera comunale è dello scorso luglio ma adesso arrivano le conseguenze, la gente non lo sa.” Parcheggio-boco-bicoccaLa logica ci è stata spiegata direttamente dall’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran: “Si tratta di persone che usufruiscono di servizi qui, ma che pagano le tasse altrove.” A questo provvedimento si deve aggiungere anche la decisione di far pagare parte della Tares delle case in fitto agli inquilini. Pisapia, quindi, va a gravare sulla situazione economica dei non residenti, molto spesso già non florida, in quanto essi si debbono sovente sobbarcare dei canoni di affitto esosi. Un grandissimo errore strategico per una città come Milano dove il contributo alla crescita civile, morale ed economica delle persone accorsevi dalle varie parti d’Italia è da sempre elevatissimo. Tenendo in considerazione, poi, il fatto che contemporaneamente lo stesso Pisapia si adopera per garantire condizioni di estremo favore agli extracomunitari che, senza voler essere tacciati di razzismo, hanno portato alla città di Milano in media più problemi che altro, c’è da chiedersi verso quale tipo di città ci vuole portare. Una città dove sei ben accetto solamente se non sei italiano?

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