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AREA C, IL COMUNE DI MILANO VA
AVANTI TRA PROTESTE E RICORSI

Articolo del: 10/09/2012
Autore: Michela Corna

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MILANO - Nuova battaglia giudiziaria, a suon di ricorsi e petizioni, contro Area C che la giunta Pisapia, con il benestare dei partiti di maggioranza, riattiverà lunedì prossimo dopo la sospensione forzata del 25 luglio dettata dal Tar che ha accolto le proteste di un autosilo del centro.
Il centrosinistra non aspetta il 14 novembre, giorno in cui il Consiglio di Stato entrerà nel merito, e va avanti tutta con un’Area C-fase 2, in via sperimentale fino a marzo 2013, quando il provvedimento diventerà definitivo approdando in consiglio. Da oggi parte la campagna informativa dal costo di 200mila euro per avvertire del ripristino del pedaggio da 5 euro nella Cerchia dei Bastioni. Cambiamenti? La nuova delibera integra la convenzione con i garage dell’area off-limits (13 euro per 4 ore di sosta e pedaggio), il divieto di circolazione per i mezzi oltre i 7.5 metri e la nascita dei giovedì dello shopping e della cultura con le telecamere che si accenderanno alle 7.30 per spegnersi alle 18; gli altri giorni lavorativi l’orario sarà più lungo: dalle 7.30 alle 19.30. Sarà un ritorno tortuoso. Pioveranno i ricorsi da comitati, imprese, partiti contrari alla congestion. Nonostante l’assessore alla mobilità, Piefrancesco Maran, sia sicuro «che il Comune vincerà», è innegabile che sarà un autunno caldo. «I nostri legali stanno studiando il testo della nuova delibera – annuncia il presidente del comitato di commercianti no Area C, Eleonora Scaramucci – e faremo leva sui punti critici del documento. Non vogliamo chiudere le nostre aziende e far perdere il posto di lavoro ai dipendenti. Ma molti come me stanno pensando di andarsene dal centro storico e ai giovedì dello shopping non aderiremo perché inutili». Per la Lega sarà «un altro fallimento, per il quale si spenderanno 200mila euro di pubblicità». Sul piede di guerra anche i residenti dei Bastioni che speravano di essere ora esonerati. Il malcontento serpeggia anche fra l’ala degli ambientalisti più convinti che non vedono di buon occhio i giovedì corti; per Legambiente «sono un segnale negativo».

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