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L'inchiesta
Gratta e sosta, truffa dei parcheggiatori Atm
Dipendenti di cooperative che hanno l'appalto dall'azienda dei trasporti. Filmati dai vigili durante i raggiri. Tagliandi «taroccati» venduti come validi. Decine le denunce, due indagati

Articolo del: 06/04/2012
Autore: Gianni Santucci

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Sono di due colori: bianchi e blu. Sopra c'è scritto: «Sosta Milano». E negli angoli, stampati, i loghi dell'Atm, del Comune e dell'Expo. Li usano di solito all'alba. Scene sempre uguali: l'automobilista ferma l'auto vicino alla stazione Centrale; il parcheggiatore si avvicina; indossa la pettorina del consorzio che ha in affidamento la vendita dei «gratta e sosta» dell'Atm. Chiede: «Quanto rimane?». Se l'automobilista risponde «tutta la giornata», il ragazzo col gilet arancione spiega: «Allora le lascio un "grattino" e il biglietto per la "lunga sosta", sono 12 euro» (in alcuni casi anche 15). L'automobilista si allontana tranquillo. Ma la ricevuta bianca o blu della «Sosta Milano» è finta, niente più che una fotocopia. Quel metodo di pagamento non esiste (e ovviamente non tutela da eventuali multe). L'incasso è abusivo.
Quella dei tagliandi bianchi e blu è solo una delle truffe scoperte dalla polizia locale di Zona 2. Settimane di indagini. E per ora due indagati. Sono i primi due nomi inviati in Procura, collegati alla giungla dei parcheggi a pagamento intorno alla Centrale. Una giungla in forma legalizzata: perché quei parcheggiatori mescolano le truffe allo svolgimento di un servizio su suolo pubblico, affidato da un'azienda pubblica come l'Atm. E tutto l'incasso che sottraggono alla vendita regolare dei «gratta e sosta» si traduce in un danno per le casse dell'Atm e del Comune.

Entrambi egiziani: Magdi A. M., 41 anni, e Naguib E. L., 26 anni, indagati dalla fine di gennaio per truffa e contraffazione di pubblici sigilli. Gli investigatori del comando dei vigili di via Settala li hanno osservati a lungo, pedinati e filmati in piazza Luigi di Savoia. Negli atti di indagine trasmessi al pm Paolo Filippini hanno raccolto decine di denunce e segnalazioni (alcune arrivate anche al Corriere ). Cittadini che credevano di aver pagato una giornata di parcheggio e invece, nella migliore delle ipotesi, erano in regola solo per un'ora (costo 1 euro e 20). Alcuni, in buona fede, si sono fatti addirittura rimborsare quella ricevuta falsa dalla propria azienda. I due indagati sono dipendenti di una cooperativa, la «Risorgimento» di Cologno Monzese, legata al Pasem, uno dei tre consorzi che ha in affidamento il servizio. Quando gli agenti della Zona 2 sono intervenuti, hanno trovato 1.300 euro in tasca a uno dei parcheggiatori e oltre 1.200 ricevute taroccate in casa di un altro.

Sullo sfondo di questa indagine c'è anche una direttiva politica del Comune e dell'Atm (in questo caso vittime delle truffe). I tre consorzi si occupano della distribuzione dei «gratta e sosta» dal 2000. Il primo maggio 2010 il Comune lancia però un piano, messo a punto dall'Atm, per l'installazione di parcometri automatici. Il progetto, regolato dal contratto di servizio, prevede tre tappe: 500 parcometri già attivi nel 2011 (investimento: circa 2 milioni di euro), altri 600 da installare nel 2012, ulteriori 400 nel 2013. Il programma implica lo spostamento degli addetti delle cooperative dai quartieri (per ora in centro) dove vengono montate le macchine elettroniche per pagare il parcheggio. A gennaio una decina di parcometri in zona Palestro è stata «incappucciata» con dei sacchi neri, come per simulare un guasto. Anche su questo episodio è in corso un'indagine, dopo la denuncia dell'Atm ai carabinieri.
Sui quasi 100 posti di piazza Luigi di Savoia, l'incasso irregolare può arrivare a 3-400 euro al giorno. Le truffe dei parcheggiatori in Centrale sembrano rientrare in un contesto di illegalità diffusa e di scarso controllo da parte delle cooperative. In qualche caso si sono presentati nuovi addetti che avevano scambiato i tesserini con i titolari.

In altre occasioni, i tagliandi regolari vengono grattati dal venditore con segni leggerissimi: quando l'automobilista torna a prendere l'auto, l'addetto si fa restituire il «grattino» e lo ricicla, vendendolo di nuovo e incassando due volte sullo stesso tagliando. In altri casi i ragazzi si accontentano delle mance. Alcuni posteggiatori, stranieri in regola grazie a quel lavoro, hanno raccontato di essere costretti ad arrotondare perché ogni tanto riceverebbero lo stipendio in ritardo o ridotto senza spiegazione.

Commento: Solo il Comune ha il diritto di estorcere soldi ai cittadini, per fare ciò per cui pagano già fior di tasse!

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