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il presidente di Confcommercio: «Un massacro, non si può continuare così»
Sangalli: divieti inutili, la pazienza è finita
«Ci rendiamo conto di cosa significhi, per migliaia di piccoli imprenditori, il 25 per cento di flessione negli introiti in un periodo cruciale come il ponte di Sant'Ambrogio?»

Articolo del: 10/12/2011
Autore: Armando Stella

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MILANO - «Spero che un'utilità, questo blocco, la possa comunque avere».

Arrabbiato e caustico.
«Il Comune eviterà - credo, ci spero - di ripetere esperimenti inefficaci per la salute e dannosi per l'economia. Ma è stata una lezione pagata davvero a caro prezzo dai commercianti già in forte difficoltà per la crisi».

Si è rotto il feeling con Pisapia? Ognuno per la sua strada?
«Mi auguro, nonostante tutto, che il dialogo possa continuare. A quando, però, il tavolo con le parti sociali promesso dal sindaco a giugno? Troviamoci, ragioniamo». Carlo Sangalli (già democristiano di lunghissimo corso, 74 anni, imprenditore influente, all'ultima assemblea è stato rieletto per acclamazione) è il presidente di Confcommercio e leader dell'associazione milanese: «Qui è un bagno di sangue, purtroppo, un massacro. Ma per quale motivo? Per quale motivo? Non è così che si combatte lo smog».

È una decisione rivendicata dal sindaco.
«Il sindaco eletto dai cittadini è anche il nostro sindaco. La pazienza, però, ha un limite...».

La maggioranza dice che difendete solo i vostri interessi di bottega e non pensate alla salute di tutti i milanesi.
«Non raccolgo provocazioni, siamo gente seria, portiamo argomentazioni di buon senso. E rifiuto assolutamente la contrapposizione tra interessi economici e salute. È evidente che, su questo piano, non c'è da riflettere».

Prima la salute.
«Ma certo! Del resto i commercianti sono tra le categorie più esposte all'inquinamento».

Perché tutte queste polemiche, allora?
«Diciamo solo: uno o due giorni senz'auto riducono lo smog di Milano? No. Ormai è accertato che i blocchi circoscritti alla città hanno un effetto molto modesto sul calo del Pm10. Alla fine, è così: i divieti penalizzano solo noi, i negozi del centro storico e, soprattutto, delle periferie mal servite dai mezzi pubblici».

Incassi persi sotto Natale.
«Ci rendiamo conto di cosa significhi, per migliaia di piccoli imprenditori, il 25 per cento di flessione negli introiti in un periodo cruciale come il ponte di Sant'Ambrogio?».

Sacrifici per tutti.
«Solo quest'anno, a Milano, hanno chiuso più di seicento esercizi commerciali piccoli e grandi. È il saldo negativo di un settore che attraversa una delle crisi più difficili della sua storia. Ed è un settore che non può sopportare altre iniziative controproducenti come questa».

Le sue controproposte?
«Misure strutturali, subito, che portino a risultati verificabili e permanenti. Intensificazione del lavaggio delle strade, limiti di velocità più severi per le auto, una campagna intensiva sull'utilizzo delle caldaie. E poi, sul lungo periodo: la sperimentazione di materiali drenanti per l'asfalto delle strade, incentivi al car sharing e una maggiore concertazione strutturale fra le istituzioni locali, noi inclusi».

In cabina di regia?
«Abbiamo tutto l'interesse a preservare la salute nostra e dei cittadini. Siamo disposti a fare sacrifici, a patto che abbiano un senso».

Il Comune ha perso il «senso»?
«Faccio un elenco. Obbligo di porte chiuse dei negozi (anche per quelli che non le hanno), più tasse, vincoli burocratici. Tutti concordano sul fatto che le piccole e medie imprese siano la colonna dell'economia. Ma questa colonna, a forza di picconate, può finire per crollare. Lo si vuole davvero?».

Commento: La cosa sgradevole di questa intervista è constatare come anche Sangalli, non diversamente dal sindaco che critica, propugna soluzioni basate sui luoghi comuni.
Limiti di velocità? Inutili quannto i blocchi. Si è già visto! L' asfalto drenante? Forse lo confonde con quello catalitico... Car sharing? Cosa crede che possa servire, se il grosso del traffico è dovuto al traffico pendolare? E la concertazione è un metodo, non una soluzione.
Insomma, ancora una volta, si riscontra come troppi in Italia abbiano a cuore non tanto che le soluzioni siano quelle giuste, quanto che siano quelle che non creano disagi a loro.


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