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I ciclisti: «Noi uccisi da colpe e leggerezze»

Articolo del: 02/12/2011


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I ciclisti scendono in piazza per la sicurezza stradale, all'indomani degli ultimi tragici incidenti tra cui quello che è costato la vita a Giacomo, un ragazzino di soli 12 anni vittima della sosta selvaggia in via Solari.
Meno di un mese fa il suo dramma: caduto dalla bicicletta per evitare un'auto ferma in doppia fila sulla strada e investito da un tram.
Lo scopo della manifestazione, prevista per sabato pomeriggio, è chiedere al Comune maggiore responsabilità a tutela degli utenti delle due ruote, che spesso diventano bersaglio involontario dell'indisciplina degli automobilisti, e al tempo stesso esigere maggiori controlli da parte della polizia locale su tutti quei «comportamenti stradali vietati e incivili che possono generare situazioni di pericolo». Per l'occasione, l'associazione Ciclobby - la più importante onlus milanese cicloambientalista, appartenente alla Federazione italiana Amici della Bicicletta - presenterà un manifesto di dieci punti che spazia dall'istituzione di una consulta civica che rappresenti tutti gli utenti della strada, fino alla pianificazione di interventi strutturali per agevolare la viabilità e ridurre al minimo i rischi per i cittadini. Il corteo partirà domani alle 14 da via Solari (luogo in cui perse la vita il piccolo Giacomo) per terminare in piazza Fontana davanti alle sedi dell'assessorato alla Mobilità e del Comando centrale della Polizia.
«Occorre creare un solco invalicabile tra ciò che è stato, con tutte le leggerezze, le colpe, le disattenzioni, e ciò che sarà - spiega Eugenio Galli, presidente dell'associazione -. Grandi cambiamenti passano anche attraverso piccoli gesti quotidiani: dobbiamo farlo anche pensando a Giacomo». Il decalogo messo a punto dai ciclisti ha una radice prevalentemente etica, ma non solo. Si chiedono anche l'inserimento dell'educazione stradale sin dalle scuole di grado inferiore, e il coinvolgimento delle autoscuole nel processo educativo alla sicurezza. Fondamentali anche «una campagna di comunicazione istituzionale con contenuti mirati alle differenti utenze stradali (ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti)» e la valorizzazione di «esperienze di partecipazione civica».
Tutti sono chiamati a un gesto di responsabilità, ciclisti compresi: «La prudenza, non la paura, deve guidarci sulle strade - sottolinea Galli -. Io ciclista devo rendermi sempre visibile sulle strade, così come tu automobilista devi usare il mezzo in modo responsabile e ricordare che qualsiasi comportamento illecito o disattenzione, una sosta vietata, una mancata precedenza sulle strisce pedonali, una svolta non segnalata, può costare la vita a qualcuno».
Non mancano, dicevamo, proposte anche su provvedimenti tecnici da adottare. Come l'ampliamento nelle aree urbane delle zone a 30 chilometri orari; o l'introduzione, per i mezzi pesanti, di specifici limiti alla circolazione e di provvedimenti per il miglioramento della visibilità dei cosiddetti «angoli ciechi», spesso causa di eventi mortali. Ovviamente, tra i punti fondamentali c'è anche la richiesta di misure adeguate per una sicura viabilità delle biciclette, «alcune ottenibili con costi contenuti, come linee d'arresto avanzate, corsie e attraversamenti ciclabili lungo le strade e l'utilizzo regolamentato dei marciapiedi».

Commento: Forse sarebbe anche il caso di dire che dovrebbero essere anche i ciclisti ad imparare a rispettare il codice della strada, dato che per loro sembra un optional.
Di notte i ciclisti con le luci saranno sì e no uno su dieci. Il rosso quasi tutti i ciclisti lo rispettano solo se c' è il rischio di venire messi sotto, altrimenti passano regolarmente senza aspettare il verde.
E poi è la regola vedere bicilette che viaggiano sui marcipiedi, contromano, che passano sulle strisce pensando di essere uguali ai pedoni etc...
Non temo smentita dicendo che, come categoria, i ciclisti sono quelli che meno di tutti rispettano il codice!
E poi sarebbe anche il caso di far presente che il Comune ha speso milioni di Euro per costruire piste ciclabili che poi spesso vengono snobbate, con molti ciclisti che viaggiano ugualmente nella carreggiata normale, pur avendo la pista ciclabile a fianco.


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