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«Crollo delle scale, il parking non c’entra»

Articolo del: 02/05/2008
Autore: Luca Fazzo

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È davvero possibile che gli scavi per un parcheggio mettano a rischio la stabilità dei palazzi circostanti fino a provocare dei crolli? L’interrogativo è diventato legittimo da quando, il 7 marzo scorso, la scala interna di uno stabile di piazza Cardinal Ferrari è crollata di schianto, e solo un caso fortunato ha fato sì che nessuno ci rimettesse la vita. Gli abitanti del palazzo hanno puntato il dito subito contro il cratere scavato sotto le loro finestre per la realizzazione di un autosilo. Ma da ieri, in Procura, si affrontano due verità contrapposte: davanti al procuratore aggiunto Nicola Cerrato e al pm Giulio Benedetti, titolari dell’indagine sul crollo, si sono affrontati un plotone di avvocati. Da una parte i legali degli inquilini; dall’altra i difensori dei cinque indagati per il crollo, tutti imprenditori e professionisti impegnati nei lavori per il parcheggio. I primi danno tutta la colpa alla voragine scavata nella piazza, i secondi fanno capire che in realtà il palazzo crollato era vecchio e malandato. A stabilire chi abbia ragione, secondo quanto si è deciso ieri, saranno i periti nominati dalla Procura: una squadra di esperti che entro sessanta giorni dovranno stabilire perché diavolo la scala sia crollata.

La Procura, che nell’immediatezza del crollo aveva iscritto quattro persone nel registro degli indagati - il più alto in grado è Paolo De Albertis, titolare della ditta costruttrice Borio Mangiarotti - ha aggiunto nei giorni scorsi un quinto nominativo, quello di Giulio Carlo Borelli, titolare della Fondamenta spa, che aveva in subappalto una parte dei lavori. La battaglia tra legali è accanita, perché in ballo ci sono risarcimenti da molti milioni di euro. E i difensori degli indagati annunciano battaglia: «È assodato - dicono - che nello stabile di piazza Cardinal Ferrari 4 c’era un gradino a sbalzo, di quelli privi di sostegno strutturale. Potrebbe essere stato questo a cedere trascinando con sè l’intera scalinata. Oltretutto - aggiungono gli avvocati - stiamo parlando di uno stabile vetusto e in condizioni di manutenzione non ottimali».

La perizia affidata questa mattina è destinata a costituire un precedente importante anche per gli altri cantieri aperti a Milano: si tratta di cantieri cui guardano con preoccupazione inevitabile gli abitanti delle zone circostanti, che in più di un’occasione (da ultimo, intorno agli scavi per il grattacielo della Regione in via Melchiorre Gioia) hanno segnalato l’apertura di crepe nei muri. Anche intorno al parcheggio di piazza Cardinal Ferrari c’erano stati dei segnali d’allarme di questo tipo, come le crepe apparse negli stabili di via San Calimero 17 e 19. Ma quali siano i rapporti di causa e di effetto è tutto ancora da verificare. E proprio di questo si occuperanno i periti: l’incarico affidato ieri parla di accertare le conseguenze di «attività edilizia all’interno del cantiere, uso di macchinari che provocano vibrazioni e scuotimenti» nonché del massiccio prelievo di acqua dal fondo dello scavo.

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