Articolo del: 03/10/2012 Autore: Enrico Silvestri
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Ore 17.30, manca mezz'ora alla ripresa dello sciopero, migliaia di persone si affollano alle banchine della metropolitana per prendere l'ultimo treno utile. Qualche minuto ancora poi la Caporetto dell'Atm, un treno si ferma tra Porta Venezia e Lima, sulle cause ci sono le versioni più diverse e contraddittorie. Viene tolta l'energia elettrica, i treni rimangono dove sono, qualcuno in stazione, qualche altro in galleria. Si spengono luci e aria condizionata. Silenzio. E inizia la lunga attesa.È il martedì nero dell'Azienda con un prologo alla mattina, tra le 7.55 e le 8.28 quando a Gambara un guasto ferma un prima treno costringendo centinaia di persone e risalire in superficie. Poi inizia l'astensione del lavoro che apre una finestra tra le 15 e 18 e così, poco prima della ripresa dell'agitazione miglia di milanesi si riversano sui mezzi, soprattutto in metropolitana. E poco dopo le 17.30 il disastro.Un treno della linea 1 diretto a Sesto si ferma poco prima di Lima per motivi non ancora chiari. A scopo cautelativo l'azienda decide di togliere la tensione su tutta la linea, fermando decine di convogli con i passeggeri dentro. Molti in banchina molti in galleria. I viaggiatori pensano a un guasto temporaneo e rimangono tranquilli ad attendere che il treno riparta. M l'attesa si prolunga e diventa esasperante, dalle carrozze partono le prime chiamate alle diverse centrali operative ottenendo risposte sconcertanti «Non ne sappiamo nulla».È solo attorno alle 18 passate che comincia a muoversi la macchina degli aiuti. Inizialmente il 118, a cui la prima chiamata arriva esattamente alle 17.41, perché vengono segnalati malori vari, poi la polizia locale diretta sul posto dal comandante Tullio Mastrangelo che quando c'è da metterci la faccia non si tira mai indietro. E ieri sera ci voleva coraggio. I viaggiatori accerchiano e insultano chiunque in divisa si pari davanti. Mastrangelo sceglie la fermata di porta Venezia che insieme con Lima appare quella più in difficoltà. Mentre dagli alto parlanti inizia a uscire, irritante esce il solito ritornello: «La circolazione riprenderà al più presto e tutti i convogli arriveranno ai rispettivi capolinea». Ma nel frattempo nessun muove un dito per i viaggiatori che devono provvedere da sè. Qualcuno alla fine decide di averne abbastanza apre manualmente le porte manuale delle porte, scende e si avvia lungo la galleria. Fuori ad attenderli trovano i soccorritori del 118 che più tardi emetteranno un comunicato: sedici mezzi impiegati, otto a porta Venezia, otto a Lima, quindici le persone assistite, otto delle quali portate in ospedale, tre in codice giallo, media gravità, tutte persone con patologie cardiache, più cinque in codice verde, emergenza minima. E a quel punto il caos si estende anche in superficie, le ambulanze, le autopompe, le macchine di ghisa, polizia e carabinieri infatti intasano le strade, piazza Oberdan diventa un gorgo infernale. Sotto invece la gente è esasperata, sono ormai le 19 passate da un pezzo nessuno sa dire nulla se non che «La circolazione riprenderà al più presto e i convogli arriveranno ai rispettivi capolinea». Cosa che avviene solo verso le 19.30 e quando passa il primo convoglio in porta Venezia parte un applauso. Tutti in carrozza per partire, si chiudono le porte, i passeggeri salutano vigili e carabinieri sulla banchina come fossero parenti o amici. Ma non succede nulla. Il treno non parte. Ripartono invece mugugni e proteste, le porte si riaprono. Ancora qualche minuto poi finalmente si chiudono e questa volta si parte davvero.
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