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Milano, la bici fa ancora fatica
obiettivo 300 chilometri di piste
La città è stata tra le prime ad aderire alla campagna Salvaiciclisti riunendo le associazioni
Servono tracciati sicuri. Il Comune ha individuato 9 direttrici e su tre sono in corso i lavori

Articolo del: 10/06/2012
Autore: LUCA DE VITO

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Qualcosa è stato fatto, molto resta da fare. Milano è stata tra le prime città d’Italia a rispondere alla campagna Salvaiciclisti lanciata a febbraio dal quotidiano inglese The Guardian e cresciuta sul web. È stata anche tra le poche città a mettere in campo iniziative concrete, oltre a dimostrare una reale volontà di dialogo con i ciclisti e le associazioni. Da allora si è cercato di dare un nuovo impulso alla realizzazione del Piano della mobilità ciclabile, che ha come obiettivo arrivare a 300 chilometri di piste ciclabili entro il 2015 (ora sono 163, spesso ancora sbriciolati in spezzoni non collegati tra loro) ed è cresciuta la severità contro gli automobilisti che scambiano le piste per posteggi. Ma la strada per diventare una metropoli 'bike friendly' rimane lunga, i provvedimenti in cantiere hanno una gestazione lenta e rischiano di essere l’ennesimo 'primo passo': la sfida, oltre a moltiplicare le piste, è eliminare le strozzature che soprattutto in centro rendono la vita impossibile a chi pedala.

GIA' FATTO. Prima mossa del Comune, incontri mensili con associazioni e cittadini: oltre all’assessore ai trasporti Pierfrancesco Maran e ai suoi tecnici, ne fanno parte Ciclobby, Salvaiciclisti, Urban Bike Messengers, alcuni negozi di bici, le ciclofficine e
un gruppo di sviluppatori di app per bici. «Il fatto importante – spiega Marco Mazzei, portavoce di Salvaiciclisti - è che per la prima volta si riuniscono figure eterogenee e si spiega cosa il Comune stia facendo e farà, con la possibilità per noi di proporre».

Altro versante, la sicurezza: dopo la pubblicazione di un e-book per i ciclisti dedicato al saggio comportamento sulla strada, è stata la volta dei display elettronici con messaggi agli automobilisti (tipo 'la strada è di tutti, rispetta pedoni e bici') che girano a ciclo continuo. Anche la Polizia municipale è stata impiegata sullo stesso fronte: nel solo trimestre novembre 2011 gennaio 2012 (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) i vigili hanno accresciuto del 662% le multe per sosta selvaggia sulle ciclabili, passate da 208 a 1585. E last but not least hanno intensificato i blitz contro chi vende biciclette rubate, come alla fiera di Senigallia.

IL FUTURO. Nel libro dei sogni – che con l’approvazione del bilancio diventeranno un po’ più vicini alla realtà – c’è il provvedimento che conta, quello che si può definire l’hardware: le piste ciclabili vere e proprie. In queste settimane alcuni percorsi sono in fase di completamento: quello che collega il QT8 al Gallaratese, quello che da piazza Medaglie d’oro arriva a Chiaravalle (mancano però ancora tratti lungo corso Lodi, mentre nell’omonimo piazzale il cantiere c’è ma procede con estrema lentezza) e quello in corso Indipendenza, quasi pronto ma in attesa degli ultimi 20 metri, ostacolati da un negozio di fiori in scadenza che non vuole traslocare.

Nuovi lavori, invece, a primavera 2013. Si comincia con tre spezzoni che partiranno dal cuore della città per un totale di circa 8 chilometri: Duomo-Sempione, Duomo-Monforte (con l’efficace risoluzione, è la speranza, dell’imbuto San Babila-Prefettura-Provincia) e il completamento di DuomoPorta Nuova. Per questi i fondi sono già approvati. C’è poi il secondo capitolo con altri tre avanzamenti: LottoTriennale, viale FermiComasina, PortelloMolino Dorino. Ma per questi si dovrà attendere.

I PROBLEMI. Il problema principale delle piste ciclabili, oltre alla cronica penuria di fondi, è che seguono l’iter delle opere pubbliche e non quello più semplice degli interventi di segnaletica. «Stiamo cercando di riconvertire tutte le scelte urbanistiche verso la ciclabilità – dice l’assessore Maran - in via Pellegrino Rossi, ad esempio, abbiamo rimosso i binari del tram inutilizzati e contemporaneamente abbiamo messo la corsia ciclabile». Stesso discorso per gli incroci. «In viale Sarca altro progetto: dovremo rifare tutti i semafori, ma visto che sono parte integrante degli interventi per le corsie ciclabili, uniremo i due capitoli di spesa».

Già, gli incroci. I problemi principali delle piste si presentano quando incontrano strade a larga percorrenza e con marciapiedi stretti, come quella realizzata lungo la Cerchia dei Navigli, ridotta a inutile 'spezzatino' dalle continue interruzioni per i crocevia. Escludere del tutto questo inconveniente anche dalle nuove tratte non sarà semplice, considerata la presenza degli importanti snodi sui percorsi. Basti pensare a piazze come Cairoli, Cordusio, Buonarroti, Conciliazione e a quasi tutti gli attraversamenti delle circonvallazioni.

L'IMMEDIATO. Quella delle piste è la soluzione, ma purtroppo si tratta di un piano a lungo termine che richiederà anni. Attualmente i chilometri di ciclabile in città sono 136 e quelli in cantiere, o previsti, solo poche decine. L’obiettivo è arrivare a 300, ma cosa si può fare nell’immediato? Le proposte arrivano da Salvaiciclisti, e sono tre. Prima, le famose zone trenta: «Interi quartieri dovrebbero avere il limite di velocità di 30 all’ora – spiega Mazzei – non costa praticamente nulla e porterebbe grandissimi benefici alla sicurezza».

Poi c’è la questione delle bici in metropolitana. Le regole di Atm al momento consentono il trasporto solo dalle 20 alle 7 del mattino, e solo nei fine settimana. Troppo poco, secondo Salvaiciclisti, «visto si potrebbero escludere solo le ore di punta». Infine la “questione culturale”: una massiccia campagna di sensibilizzazione – accompagnata da tutti gli altri provvedimenti per far passare il messaggio che Milano è una metropoli a dimensione di ciclista: «Diventare “bike friendly” sarebbe una grande operazione di marketing – assicura Mazzei a tutto vantaggio del brand della città».

Commento: La iattura delle piste ciclabili: enormi, costosissime, usate da quattro gatti (molti degli stessi ciclisti le snobbano e continuano a viaggiare nella carreggiata normale), restringono le strade creado ingorghi dove mai se ne erano visti e causano la perdita di centinaia di posti per parcheggiare, già insufficienti anche prima.


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