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Atm, crollano i biglietti ed è boom di portoghesi
Sono 140mila i furbi che ogni giorno viaggiano senza timbrare: il 70% di chi è multato se ne infischia perché clandestino o nullatenente

Articolo del: 13/10/2011
Autore: Luca Fazzo

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Pagare il biglietto del tram è un optional, e i controlli contro i portoghesi sono praticamente inutili. Questa è la realtà che emerge dai conti dell’Atm, ed è una realtà disarmante perchè racconta che contro l’esercito dei furbi (il 12 per cento di chi viaggia in tram e il 2 per cento di chi prende la metropolitana, per un totale di centoquarantamila biglietti non timbrati al giorno) non c’è rimedio. Intensificare i controlli non serve a niente, per la semplice ragione che la grande maggioranza di chi non paga il biglietto, se viene preso non paga neanche la multa. La prende, la appollottola, la butta nel primo cestino, o se la dimentica su una mensola di casa. E non gli succede niente.
É un fenomeno che agli addetti ai lavori era noto da tempo, ma che - messo nero su bianco - fa decisamente impressione: anche perché il crollo delle vendite dei biglietti del tram registrato dopo l’aumento del costo a 1,50 euro (un milione e mezzo di tagliandi in meno a settembre 2011 rispetto a settembre 2010) non è causato tanto dalla diminuzione dei passeggeri quanto dall’aumento dei «portoghesi». Il numero di chi viaggia a scrocco, insomma, aumenta: una pletora di disonesti contro i quali non sembra esserci rimedio possibile. E il fatto che la percentuale di abusivi sui mezzi milanesi sia sensibilmente inferiore alla media nazionale (7 per cento complessivo a fronte del 19,3) è una esigua consolazione.
Gli ultimi dati disponibili sono relativi al 2010, ma il trend è costante. Raccontano che ogni giorno, in media, i 150 controllori dell’Atm elevano poco più di un migliaio di multe: complessivamente circa 375mila nel corso del 2010. Di queste, una piccola parte - circa il 12 per cento - viene «conciliata», ovvero pagata sul momento: sono in genere i passeggeri più innocui, quelli che per davvero si sono dimenticati di timbrare o sono saliti senza biglietto per fretta o per dimenticanza. E che, presi in castagna, pagano in contante e senza fiatare.
Nel restante 88 per cento dei casi, circa 330mila, il «portoghese» non paga e gli viene consegnato il verbale con la multa, e qui iniziano i problemi. A pagare la multa nei termini previsti è appena il 30 per cento dei passeggeri abusivi incappati nei controlli. Il 70 per cento, oltre 230mila, se ne infischia.
E a quel punto non c’è rimedio, perché davanti ad una simile massa di morosi una azione di recupero crediti a tappeto è un’impresa disperata. Si tratta, oltretutto, di una massa di irriducibili habitué dell’evasione composta in ampia maggioranza (l’89 per cento, per l’esattezza) di stranieri, formalmente nullatenenti o quasi, e quindi insensibili a minacce amministrative o giudiziarie. Paradossalmente, ad Atm converrebbe che i controllori concentrassero le loro attenzioni sui passeggeri «normali», quelli che omettono sporadicamente di pagare il biglietto ma che, quando inciampano nei controlli, pagano la multa, anziché pagare i controllori perché riempiano centinaia di migliaia di verbali destinati a restare carta straccia.
Come si fa a rimediare? Si fa come all’estero, dove si sale solo dalla porta davanti ed è il guidatore a controllare e a rilasciare i biglietti? Dicono in Atm: farlo sulle linee turistiche è facile: provate a farlo alle 8 del mattino in piazza Cadorna, quando i tram vengono presi d’assalto dai pendolari...

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